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Forlìverpool

FORLìVERPOOL

Il primo album di TAO racchiude già nel titolo l'essenza dell'artista e dell'intero lavoro: il punto d'incontro tra Romagna e Inghilterra, tra genuinità e profondità, tra leggerezza linguistica e peso concettuale, tra voglia di farsi domande ed impossibilità di darsi risposte.
Ogni canzone del disco ha un doppio significato, una doppia chiave di lettura.
I testi sono allo stesso tempo diretti e introspettivi, semplici e complessi: nella felicità più esplosiva c'è sempre quella nota malinconica… nella disperazione più cupa c'è sempre quella luce che non ha mai fine.
Anche musicalmente l'album è caratterizzato dalla passione di TAO per i contrasti emotivi: la forte duttilità della voce, nel contempo potente e dolce, ed un sound chitarristico a metà tra passato e presente sono l'elemento cardine dell'intero lavoro.
“Forlìverpool” è un disco non solo “suonato” dall'inizio alla fine ma anche e soprattutto suonato, cantato, composto e arrangiato da TAO.
Tredici canzoni ed un videoclip per perdersi o per ritrovarsi.

 

La tracklist:

1. INNESCAMI
L’arpeggio possente di chitarra ed i cori a tre voci, tanto cari ai baronetti di Lìverpool, aprono il disco ed introducono una metafora piuttosto forte: una bomba nascosta nello stomaco del protagonista…la consapevolezza che una sola persona può innescarla e farlo saltare in aria…di felicità. La visione di un amore esplosivo ma inevitabile, pericoloso ma irrinunciabile, racchiusa in tre minuti e mezzo di potenza e delicatezza.

2. LA MUSICA ED IO
Rock ‘n’ roll will never die! Il riff di chitarra alla Keith Richards, il piano alla Jerry Lee Lewis ed il giro di basso in pieno stile Motown ci riportano indietro di quarant’anni, quando il rock ‘n’ roll era la musica con la M maiuscola: istinto animale, voglia di rivincita e di riscatto. Ed è proprio questa Musica l’amante ideale per chi non sopporta una vita grigia e preconfezionata: “per te che credi in quel che sei, per te che credi in quel che fai e lo farai finchè vivrai”…

3. SOLO LEI
L’ascolto fino allo sfinimento dei Beatles e del loro periodo “Pepper” in particolare ha prodotto in TAO una vera e propria malattia…il risultato è questa canzone. Chitarre registrate su nastri al contrario e voci con armonie assurde ci portano in un luogo fantastico, nel regno delle idee… la mente: solo lei è il rifugio alle intemperie della vita, solo lei può sconfiggere la morte e far vivere per sempre attraverso il ricordo chi non c’è più.

4. PRIMO AMORE
La vita e la morte sono il vero tema di questa struggente canzone, scritta sulla propria pelle e sulla propria tragica esperienza. Perdere colei che ti ha dato la vita è un dolore immenso a cui nessun uomo è preparato. Ma nulla finisce, semplicemente si trasforma. E quella voce tanto cara alle tue orecchie è ora più che mai viva nel tuo cuore. Le chitarre in stile “Pulp Fiction”, tipiche del primo Morricone e degli Shadows, hanno fatto di “Primo Amore” un singolo assai amato e richiesto dal pubblico delle radio.

5. QUELLO CHE TU VUOI
Lei è qualcosa di ideale, tanto irreale quanto vera. Lei “al tocco delle dita si accende e prende vita”, proprio come il corpo di una donna…o di una chitarra. Lei, poesia o follia, qualcosa di unico che ti fa sentire unico: non ti chiederà di firmare alcuna esclusiva, ti lascerà semplicemente essere te stesso… e per questo sarai legato a lei per sempre.

6. LIBERA
La sincope del beat, i cori a gola spiegata e soprattutto il sitar portano dritti nella psichedelìa di fine anni ’60, in costante viaggio verso una visione della vita meno materiale e più spirituale. Il messaggio espresso in questa canzone è lo stesso, ancora vivo ora più che mai. Con un’avvertenza in più per chi è immerso negli abissi della depressione: libera la tua parte più pura, la tua metà più vera, la tua essenza più sincera…“ma non liberare il mondo mai da te”!

7. BELLO
Questa canzone segna una svolta all’interno del disco: da vintage il sound diventa più “moderno”, da Lìverpool ci si trasferisce a Dublino. Le influenze U2 si manifestano volutamente e con estrema chiarezza, quasi a ringraziare il quartetto irlandese per aver insegnato un linguaggio ma soprattutto un modo di sentire le cose perdendocisi totalmente. “Bello” è un crescendo di emozioni e di passione, un viaggio nell’oceano in tempesta a bordo di una barca senza remi…una battaglia persa in partenza. Un eroe sconfitto che rimane pur sempre un eroe.

8. VELVET
Una canzone eterea, scarna di suoni e densa di emozioni. Chitarra acustica e voce, immerse nel mare e accompagnate dal canto delle sirene. Velvet è un po’ una “Ruby Tuesday” dei giorni nostri, una ragazza/bambina fintamente libera e spregiudicata…immensamente dolce e sola. Nell’album è contenuto il videoclip di questa dolcissima ballata: girato nella campagna romagnola con una vecchissima cinepresa super8, il video è la perfetta trasposizione in immagini di questa canzone ricca di grazia e di poesia.

9. CHE COLPA ABBIAMO NOI
L’arrangiamento in chiave punk rock enfatizza il senso di sconforto e di rabbia che questa storica canzone dei Rokes espresse così bene nel lontano ‘67. L’importanza di sentirsi “noi” di fronte ad un “voi”: una dichiarazione di innocenza, dato che spesso sono altri a decidere per noi. Altri abituati da troppo tempo ad imporci idee che con noi non c’entrano nulla. “Che colpa abbiamo noi” è stato il primo singolo di TAO: uscito nel 2003 e accompagnato da un energico videoclip, ha subito catturato l’attenzione dei media e degli addetti ai lavori.

10. SE L’AMORE FOSSE UN BLUFF
Forse il titolo di questa canzone è la domanda del secolo, o almeno quella che chiunque si fa almeno una volta nella vita. La risposta non esiste, forse perché “siamo tutti un grande bluff, non vogliamo verità che distruggano la nostra vita”. Ancora una volta il protagonista è l’eroe che preferisce pagare in prima persona la propria visione romantica e passionale della vita: “love and blood, sangue e amore verserò fino a che ne avrò”. Sound sincero e malinconico come la scuola di Mr Morrissey e dei Cure insegna…

11. FINE
Fine. Quella parolina di sole quattro lettere che chiude con disinvoltura un film, una storia d’amore o la vita di un uomo…quella semplice parolina così sottile e così crudele non può descrivere il sapore di tutta la vita che c’è stata prima. Fine… l’inizio di un incubo: c’è chi non ci sta e vuole cambiare in ogni modo il copione del film…
La canzone musicalmente più semplice e più adolescenziale del disco è anche quella che con disinvoltura tira le bordate più pesanti.

12. L’ULTIMO
La battaglia tra l’uomo e il tempo è uno di quegli scontri persi in partenza. C’è chi fa di questa battaglia una guerra all’ultimo sangue: chi vive di attimi e di istintività, chi insegue un desiderio o un sogno, chi risponde al richiamo di una canzone che urge di essere scritta. Chi fa dell’arte la propria scelta di vita non può essere schiacciato dalle regole dell’orologio. Sfortunatamente questa scelta è costata cara al protagonista di questa canzone e dello splendido videoclip che l’accompagna. “L’ultimo”, ovvero l’elegia del ritardo, è paradossalmente il singolo che “anticipa” l’uscita dell’album…

13. IL MALE CHE HO DI VIVERE
“Guardami e dimmi che ci sei, guardami e dimmi che lo sei, tutto quel male che vorrei”. Una canzone disperata sul male di vivere, sull’angoscia del crescere, sulla inevitabilità del dolore. Ma anche una canzone sulla disperata voglia di vivere, sulla gioia di crescere, sulla inevitabilità dell’amore per raggiungere la verità. Una canzone potente e disperata. La canzone più violenta e più delicata per chiudere il disco…e per riaprirlo.